venerdì 3 giugno 2011

P.C. Stein Infantellina presenta Francesco Visalli

Francesco Visalli
Realtà Alternativa
Città: Berlino
Spazio: Palazzo Italia
Indirizzo: Unter Den Linden 10
Periodo: 24 giugno / 9 luglio
Titolo: Realtà Alternativa
Artista: Francesco Visalli
Curatore: P. Charlotte Stein Infantellina
Opening: 24 giugno
Vernissage: 24 giugno dalle ore 18:00
Testo Critico: Paolo Levi
Catalogo: Editoriale Giorgio Mondatori
Pr: Infantellina Contemporary
La tappa di Berlino del tour internazionale dell”artista Francesco Visalli e della sua personale “realtà alternativa” verrà ospitata all”interno di Palazzo Italia dal 24 giugno al 9 luglio. Occupare uno spazio così prestigioso sarà ancor più importante in considerazione del fatto che la mostra coinciderà con la settimana della moda berlinese: un evento nell”evento. Sfileranno dunque abiti e quadri, colori e forme, materia e pensiero. Sfilerà dunque l”universo di Francesco Visalli, un visionario del reale che non elabora visioni ma realtà comunicanti, in rappresentanza di altre dimensioni, “alternative”, come ama definirle l’artista stesso. In questi inesplorati luoghi, dove avvengono compenetrazioni di linee e forme che si succedono spesso in inedite geometrie, si incontrano frammenti di reale, di reminiscenze e di immaginazione. Presente, passato e futuro si evolvono all’interno di un sottile gioco fenomenologico di “accadimenti”. Si lasciano aperte inesauribili forme di lettura, giocando con l’intuizione e la distorsione delle entità rappresentate. Alcuni aspetti vengono come decontestualizzati, altri ripetuti o esemplificati sotto altre forme e da linee grafiche che si diramano attraverso originali geometrie.
L”intera produzione dell”artista sarà esposta in questa personale godendo della cura di P. Charlotte Stein Infantellina. Il prestigioso catalogo edito da Editoriale Giorgio Mondadori sarà arricchito dal testo critico di Paolo Levi che ha voluto regalare ad ogni opera un momento di meravigliosa riflessione.
Biografia:
Francesco Visalli nasce nel 1960, figlio di un impiegato delle poste e una maestra. Cresce in uno dei quartieri più poveri e malfamati di Roma, quel “Borghetto Prenestino reso noto dai ragazzi di vita di Pierpaolo Pasolini.
A 14 anni perde il padre e questo evento segnerà profondamente la sua vita.
Francesco è figlio unico ed è costretto a cercarsi un lavoro per sostenere la madre e pagarsi gli studi. Uno dei professori della scuola per geometri che frequenta gli trova un impiego presso il suo studio, permettendogli così di iscriversi alla facoltà di architettura e, all”età di 19 anni, di andare a vivere da solo. Francesco è determinato, ma è anche molto giovane, il lavoro, lo studio e la casa esigono impegno e sacrifici, la laurea, che gli porterà una vita migliore, è lontana e lui si sente rabbioso. Spaventato e così solo, ha paura, ma preferisce non ascoltarsi e cerca il rumore del sesso, della droga e delle cattive amicizie, diventa un estremista politico.
Poi, a 21 anni, s”innamora di una donna e la segue a Los Angeles: è solo la prima delle tante trasformazioni che si succederanno nella sua vita. La donna che ama è ricca e lui vive tra gli agi, continua a lavorare e completa gli studi fino a che non sente che lei e la sua ricchezza lo soffocano e allora molla tutto e torna a Roma, dove libero e finalmente laureato, può ricominciare allestendo uno studio in casa e dedicandosi totalmente al suo lavoro.
A 25 anni, incontra finalmente la donna che sarà il suo grande amore, la sposa e con lei da inizio ad una ricerca spirituale che lo segna profondamente e gli permette di trovare nella fede cattolica il senso profondo della sua vita.
Il coraggio, la fede e la grande forza dell”unione matrimoniale, gli permettono di spalancare la sua vita professionale al successo; nasce la sua prima società di progettazione, con la quale realizza grandi opere in Italia ed all”estero, poi, ancora da solo, fonda altre due società. Sono gli anni delle grandi vittorie, delle fortune economiche, della stima e degli omaggi ricevuti da tanti, sempre accompagnato da una fede profonda e dall”amore per la sua donna. E sono anche gli anni di miracoli che mai avrebbe sognato, come i tre figli avuti con la moglie, anche se che la medicina ufficiale lo considera completamente sterile.
Poi a 43 anni tutto finisce, una cocente delusione perde Francesco che non ha più fede, vede tutto rompersi e lascia la moglie: sono gli anni dell”esilio. Francesco continua il suo lavoro ma sa di non essere libero, sperimenta delusioni, fallimenti e frustrazioni, malattie e solitudine, poi abbandona la partita e chiude tutto, trascorrendo il suo tempo facendo niente: ormai ha 50 anni e ha vissuto troppo, perché continuare se tutto è finito? Ecco la notte più buia.
Ma in quella notte dell”11 ottobre 2009 tutto cambia di nuovo.
Francesco prende in mano una penna e inizia a disegnare cose mai viste prima, disegna tutta la notte, il giorno dopo e la notte successiva e continua così per giorni e giorni.
Come guidata da qualcosa di divino, la mano di Francesco, felicemente libera da lui, corre veloce sulla carta bianca e scopre disegni fantastici. Sotto le sue mani esplodono i colori e insolite geometrie prendono vita. Dopo poche settimane i disegni diventano dipinti, la tecnica pittorica gli è sconosciuta ma lui la impara dipingendo, scoprendosi dentro uno stile che ha già espressioni e confini molto precisi e che è il suo stile. Ogni quadro è una nuova scoperta, e lui, volutamente, non si documenta, non studia, non vuole apprendere da altri, non guarda ai grandi maestri, perché non vuole essere condizionato da chi lo ha preceduto. Visalli lavora come un vulcano in eruzione, disegna e dipinge incessantemente quello che l”istinto gli detta, passa attraverso le classiche fasi creative, dal disegno e poi alla scelta e applicazione del colore, senza lasciarsi intralciare dall”intelletto, senza nessuna mediazione, quasi in trance. Nei suoi quadri il rapporto tra le forme e le combinazioni cromatiche, è figlio di un equilibrio mai cercato e ogni volta trovato fortuitamente. Come se scartasse ogni tela per scoprire i colori che, già presenti, aspettano solo di essere rivelati da lui. Rimane sbalordito davanti al quadro finito che improvvisamente gli si mostra, come fosse un nuovo frammento, appena scoperto, di quella terra sconosciuta che è questa nuova strana realtà che sta vivendo. Visalli non ha ponderato e scelto di dipingere come alternativa alla passata professione, è la pittura, che irrompendo nella sua vita, ha scelto lui. Le sue forme e geometrie sono definite da una sottile linea bianca che corre tra i colori i quali non si toccano mai, linea che è lasciata dalla tela, perché è la tela che disegna il dipinto; le sue figure fintamente serafiche sono un sottile diaframma tra l”occhio dello spettatore e l”animo del creatore che, come a nascondersi da se, vuole smorzare il vortice dei suoi drammi e delle sue vittorie dietro quelle forme lontane e un po” assenti; oppure il lanciarsi con coraggio verso nuovi orizzonti infiniti, dove dietro un cielo c”è un altro cielo, scenari di una cosmica realtà. Ottiene opposti risultati, come potrebbero essere una calma urlata a squarciagola, una gelida arsura, una vorticosa immobilità. I suoi quadri, senza la sua partecipazione, rendono manifesta la sua vita passata e futura, un turbinio di spasimi e tormenti vissuti come dalla parte sbagliata di un binocolo, sempre spostati un po” più in la dal cuore, in una Realtà Alternativà.
(Biografia a cura di Ich Traume)
Testi critici:
Paolo Levi : OLTRE LA FIABA
Seguendo il percorso creativo di questo pittore del tutto originale, subito ci si avvede che è maestro di talento, un iniziato quindi, un caposcuola fuori dai canoni Surrealisti dettati da André Breton, non lontano però da quelli collegabili alla rimozione onirica rivelata da Sigmund Freud.
Scorrendo l”eterogenea raccolta di soggetti trattati da Francesco Visalli, la prima impressione che si ha è che l”artista subisca una sorta di costrizione a occupare completamente la superficie della tela con il disegno, di cui è un grande e competente amatore, tingendolo poi di cromatismi caleidoscopici, in un autentico turbinio di tonalità.
In realtà, la lettura del suo itinerario non è riconducibile semplicisticamente a questo o a quel tipo di percorso. Si tratta piuttosto di una ricerca raffinata, gradevole connubio di intenti espressivi del tutto inediti.
Ogni suo quadro è composto intanto da una serie di contrappunti emotivi, da dichiarazioni visive e di rimandi che, traducendosi nell”architettura complessa del dipinto, divengono metafora delle griglie più recondite del pensiero. Per questo la complessità dell”opera è inevitabile. Il pittore si muove con straordinaria naturalezza tra piani e livelli diversi, universi rigidamente separati, e fino a un momento prima inconciliabili tra loro, facendoli incontrare e dialogare sulla tela.
La qualità compositiva finale sembra essere sempre sospesa, in bilico tra riuscita e rinuncia, ma Visalli riesce a recuperare ogni volta il controllo della sua ispirazione e a tradurla con efficacia, rispettando le regole dell”equilibrio formale. Per dare voce a questa magia che si fa opera d”arte, egli elabora narrazioni segniche che svelano, tappa dopo tappa, le infinite possibilità di un immaginario fertile, organizzando secondo sequenze ordinate la propria affabulazione.
Le sue costruzioni fantasiose e oniriche potrebbero,quindi, confondere il giudizio critico nel definirlo un surrealista. Niente di più errato. Visalli non è un figlio neppure anomalo di Breton, non ci propone un immaginario assurdo e irreale; al contrario, la sua è una realtà ben strutturata e articolata, anche se è la realtà costruita dalla mente di un visionario.
Il pittore si pone di fronte a mondi derivati da trascrizioni oniriche, poco importa se frutto di sogni a occhi aperti o chiusi, dove capta sensazioni di vite e di cosmi che, nel momento della loro trasformazione in pittura, sono già altro. La sua non è fantascienza, è costruzione e rivisitazione di attimi esistenti nel suo inconscio, mondi che riesce a sfiorare e a condividere, grazie alla sensibilità comunicativa, con l”osservatore.
Le sue opere hanno una forte componente scenografica e a chi scandaglia questi messaggi resta da decifrare quale copione sarà recitato tra le quinte.
Visalli infatti gioca con simboli e rimandi, fa capricci con i titoli, si diverte a confondere le coordinate interpretative di quello che può essere l”intreccio di una fiaba, se guardato da occhi innocenti, o invece di una storia camuffata di verità, con un”interpretazione più adulta e disillusa.
I diversi livelli della composizione si riflettono così in diversi gradi di possibile interpretazione, amplificando le già molteplici suggestioni presenti nelle opere.
La sottile linea che separa il vero dal falso perde qui di significato, trasformata in una meravigliosa eco di sinfonie, che si rincorrono sulla tela pronta ad accogliere le note di uno spartito abilmente orchestrato.
Per dare vita a questi suoi mondi il pittore utilizza i colori a olio, che stende secondo giochi tonali e atonali e senza sfumature. Nei suoi quadri non ci sono ombre: i chiaroscuri, se presenti, sono leggerissime intermittenze nella visione composta dell”impianto; i colori sono sempre divisi da sottili linee bianche, come se Visalli volesse separare gli elementi per stabilire un ordine nelle sue variopinte rappresentazioni.
Con naturalezza l”artista racconta le variegate estensioni del suo sentire, rendendo possibile ciò che l”immaginazione relega alla sfera dell” impossibile, sovvertendo ogni regola, talvolta con ironia, altre volte con cupa e inquietante drammaticità.
Ma quale è la genesi della forma nella poetica di Visalli ?
Una cosa si può dire con certezza: la sua forma non è mai precostituita, non è mai un a priori stilistico. È una forma che sorge nel lievitare poetico e intellettuale dell”ispirazione, che si muove e dilata dall”interno, grazie a spinte costituite da idealità arcane.
Conversando con questo maestro del segno e del colore, è facile accorgersi che insieme ai motivi fiabeschi, ritrovati attraverso una struggente poetica connessa al rapporto fra sogno e realtà, affiorano volentieri anche sollecitazioni della grande arte visionaria del nord Europa.
Così ci si accorge che anche l”inquietante zona di confine tra assenza e presenza, che indubbiamente sta alla base dei suoi modi creativi, può essere affrontata come una narrazione sull”esistenza, che rimanda continuamente all”uomo, e dove la nozione del bene e del male si confonde con la negazione o l”affermazione di valori universali, al di là dei confini umani e terrestri. Ogni suo quadro, che appare sempre chiuso e concluso, trasmette messaggi esaltanti, restituendo alle straordinarie invenzioni figurali dell”artista significativi avvertimenti etici. La sua sensibilità immaginifica si ritrova quindi ad agire entro sintesi approfondite, risvegliata da un elevato sentire, di cui ormai sembrava andato smarrito il significato. La visione governa il quadro e ne significa ogni parte come indispensabile momento della sua unità.
Paolo Levi
P.Charlotte Stein Infantellina : “Realtà alternativa”
La prima volta che mi sono posta davanti ad un’opera di Francesco Visalli, davvero tanti sono stati, ad un primo sguardo, i riferimenti e le interpretazioni possibili.
Ogni sua opera pretende un’attenzione iniziale che porta lo spettatore ad esplorare, in viaggi personali, l”intero insieme delle rappresentazioni.
Spontaneo pensare a Visalli, non solo come al fantasioso artefice di opere profonde e composte, ma anche come ad una guida che conduce ed induce l”osservatore ad immergersi nell’approfondimento di momenti di vita reale.
In ognuna delle sue opere troviamo un filo conduttore che, come quello di Arianna, scava con artistica fermezza nell’intimità di attimi emozionali, attimi che vengono scomposti e proiettati su piani cartesiani che a loro volta prendono vita e continuano a svilupparsi approfondendo i concetti ed i temi dell’artista.
L’occhio rimane affascinato, catturato dalla complessità rappresentata. Diventa quindi spontaneo immergersi nelle visioni che, durante il viaggio, si susseguono.
Il primo impatto complessivo è un assemblaggio armonico e vibrante. Man mano che ci si lascia trasportare si scoprono gli equilibri e si individuano i personaggi, che a loro volta, dapprima delineano la propria posizione rispetto all’ambiente e rispetto “agli altri”, per poi affermare, talvolta con durezza, talvolta con pacatezza, la propria visione rispetto a quanto succede nella tela svelandone così la propria intimità.
Francesco Visalli riesce in tal modo ad instillare la vita ai propri personaggi che non rimangono comparse statiche, bensì si appropriano dell’attenzione ottenuta evolvendosi nelle emozioni del creatore e lui stesso si traspone in essi delineando ed evocando il pathos, portandolo sempre più lontano, sempre più in profondità.
Come nel “Piccolo Principe” di de Saint-Exupéry, Francesco Visalli esprime la propria natura, non solo di artista ma anche di uomo e di essere umano, lasciando a tutti la libertà di rimanere in superficie guardando le opere senza esserne sopraffatti dalle graffianti e spietate verità. Ogni elemento è delineato e deciso.
Visalli non si accontenta di proporre oniriche rappresentazioni che portano ad un sia pur contorto buon fine. La sua sete di comunicare e l’incredibile sensibilità gli permettono di conversare con il pubblico, non come un distaccato magister bensì come un amico. Mettendo a parte del proprio vissuto, del proprio credo, parlando dei sogni e delle delusioni, dei traguardi raggiunti e delle sconfitte.
Queste sue peculiarità ne fanno un artista sui-generis che arriva al cuore stimolando la mente ed accarezzando l’occhio, appagando sia i disillusi filosofi sia coloro che ancora non hanno assaporato appieno le sferzate e le gioie della vita.
Un piacere presentarlo al pubblico internazionale e berlinese all”interno della splendida cornice di Palazzo Italia. In un periodo così stimolante per la città di Berlino che si vedrà percorrere dalle mille frenesie e passerelle contemporanee della settimana della moda. L”arte si abbraccerà dunque ancora una volta alla moda regalandosi e derubandosi reciprocamente. E a me prima che si vada in scena non rimane che ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a questo progetto. L”artista su tutti. Senza dimenticare il meraviglioso testo critico di Paolo Levi così piacevolmente contenuto nel prestigioso catalogo edito da Editoriale Giorgio Mondadori.
P.Charlotte Stein Infantellina
Pr:
I-C
P. Charlotte Stein Infantellina
Unter den Linden 10
10117 Berlin
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